La dimensione spazio temporale entro cui i protagonisti si muovono è scandita dalla musica: la scelta della colonna sonora di dimensioni pop, nazional popolare, che rispetta l’intensa produzione musicale e cantautorale degli anni 60, tra ”’ma che freddo fa” di Nada e la “innamorati a Milano” di Remigi, ricrea quel fermento artistico e produttivo proprio di quegli anni, anni di grande frenesia, dove la ripresa economica fa da contraltare a una borghesia bigotta che al valore umano, sostituisce pian piano il valore del denaro e della “posizione sociale”. L’amore dipinto da Buzzati è estremamente attuale; in un epoca in cui le notizie di femminicidi ci raggiungono quotidianamente, Buzzati dipinge perfettamente il ritratto di un rapporto morboso, un equivoco, dove l’ossessione viene confusa con l’amore.